Storia di Palazzolo

Palazzolo e la sua Chiesa

Nome e Origini.

Il nome “Palazzolo” sembra derivi dal latino “Palatium”, cioè palazzo. In documenti medioevali lo si cita come Palatiolum o Parazolo. Il territorio fu abitato da liguri, celti e dai Romani (ritrovamenti archeologici sono avvenuti durante gli scavi per la costruzione di alcune case, dando alla luce vasi, oggetti di epoca romana). Lo storico Giulini parla di un’antica corte  detta appunto Palatiolum nel secolo IX, situata nel territorio che coincide con l’attuale Palazzolo. Da una pergamena del 879 si apprende che un Arcivescovo milanese, originario di Biassono, chiamato Ansperto, possedeva beni e possedimenti in diverse località tra cui Palazzolo. Dal 1450 insieme a Paderno, Dugnano e Incirano, Palazzolo entra a far parte della Pieve di Desio. Nel 1864 il Comune di Palazzolo chiede e ottiene da Re Vittorio Emanuele II di poter aggiungere al proprio nome l’epiteto “Milanese”. Nel 1869, nonostante le proteste, viene inglobato con Paderno, Cassina Amata, Dugnano, Incirano e Calderara in un unico Comune che prese dapprima il nome di Paderno Milanese e poi dal 1886 Paderno Dugnano. Nello stemma Comunale il territorio di Palazzolo è raffigurato con il Castello e l’elmetto del caldaio.

La Chiesa.

Una lapide posta dietro al confessionale ricorda la prima pietra dell’attuale edificio: 27 Aprile 1741. In realtà dai documenti parrocchiali (battesimi, sepolture) risulta che l’edificio era già in uso a quell’epoca: si pensa venne realizzata dal  1735; infatti nel 1741 era già ultimato anche il campanile.

In un documento storico del XIV secolo si dice che Palazzolo aveva due Chiese: S. Maurizio (di cui si è persa ogni traccia) e S. Pancrazio (da documenti storici si apprende che era situata dove attualmente sorge il Parco del Borghetto). In un altro documento del 1549 si cita anche la Chiesa di S. Ambrogio a Palazzolo (poi abbattuta prima del 1579) che era localizzata dopo il Seveso  in un terreno che collegava una cascina (detta Boncompagno) con l’attuale Via Monte Sabotino. 

In un documento notarile del 1520 si trova il primo riferimento alla Chiesa Parrocchiale di S. Martino Vescovo: questo edificio rimase in uso fino al 1735 quando venne demolito per far posto alla nuova chiesa parrocchiale (nel libro De Ecclesia Parrochiali S. Martini loci Pallazoli, 1994 si citano le fonti che descrivono persino le misure della vecchia chiesa). La nuova Chiesa, ancora dedicata a S. Martino, venne però consacrata solo nel 1931 dal Card. Schuster a conclusione dei lavori di ampliamento iniziati nel 1925. Il giorno della consacrazione è il 24 Ottobre 1931 ( venne concessa l’indulgenza perpetua di duecento giorni secondo le forme della Chiesa). Sulla facciata, restaurata l’ultima volta nel 1993, si trovano le 4 statue di S. Pietro, S. Ambrogio, S. Paolo e S. Carlo Borromeo in pietra di Viggiù e due altorilievi: la Pietà e S. Martino che dona il mantello. L’attuale campanile, prolungamento del precedente, è del 1949 ed alto 30 metri a partire dal tetto della Chiesa. Il concerto è costituito da 5 campane fuse del 1875 : la più grande è la campana dell’Addolorata che pesa 1656 Kg, poi la campana di S. Martino (1262 Kg), la campana di S. Giuseppe (878 Kg), la campana di S. Ambrogio pesa 718 Kg e l’ultima dedicata a S. Caterina (486 kg). Durante la seconda guerra mondiale la campana dell’Addolorata e quella di S. Martino vennero tolte per essere fuse nell’industria bellica ma rimasero nascoste nel giardino del Parroco fino a maggio del 1945. A fine anni 90 vennero tolte per qualche tempo per lavori di manutenzione.

Gli affreschi (tranne quello centrale della crocifissione che è di Aristide Albertella nel 1968) sono del Prof. Arturo Galli di Milano che ha anche affrescato la cappella del Cimitero di Cassina Amata e realizzato le vetrate di S. Maria Nascente a Paderno.

La Madonna Addolorata

Nella vecchia chiesa vi era, tra gli altri, un altare dedicato alla Madonna del Rosario: con la nuova chiesa nel 1741 i due altari furono dedicati uno alla Madonna Addolorata e l’altro a S. Giuseppe e S. Antonio da Padova (il dipinto raffigura S. Giuseppe che mostra il Bambino Gesù a S. Antonio posto in ginocchio). Il simulacro della Vergine Addolorata ha fatto il suo ingresso solenne a Palazzolo il 19 Settembre 1749: da li in poi iniziò la devozione dei Palazzolesi che sono continuamente ricorsi alla sua intercessione nei momenti più difficili ma anche nei più belli della loro storia (es. 1917 dopo la tragedia del crollo del ponte sul Seveso, nel 1945 alla fine della guerra e per il ritorno delle campane). Nel 1959 venne incoronata dal Card. Montini. Nel 1989 fu solennemente celebrato il trentesimo anniversario dell’incoronazione con la presenza del Vicario Episcopale Mons. Luigi Carcano. Nel 1991 in occasione del 250° della Chiesa Parrocchiale fu portata in processione solenne presieduta dal Card. Carlo Maria Martini, che poi guidò anche la processione con la Vergine Addolorata nel 2001. La statua è di legno di cirmolo, un unico pezzo tranne le mani, è alta 1,60 metri e pesa circa 2 quintali: la tipologia di scultura fa pensare ad una scultura del seicento ma non sono noti né l’autore né l’anno di realizzazione. 

La Prepositura

Nel 1808 la Parrocchia di Palazzolo venne elevata a Prepositura e Vicariato Foraneo ed il Parroco divenne Prevosto e Vicario Foraneo con diritto di estendere il titolo in perpetuo ai successori (si veda la targa posta tra l’altare di S. Giuseppe e il Confessionale) e così diveniva “autonoma” dalla Pieve di Desio a cui aveva sempre appartenuto: questo grazie ai i rapporti che il Parroco Pistoletti aveva con la Curia Milanese e con Mons. Bovara, Vicario Generale del Card. Caprara (che risiedeva a Parigi, siamo nel periodo della Repubblica Cisalpina). Il Bovara aveva scelto come sua dimora festiva l’attuale casa Fisogni (in fianco alla Chiesa) da sempre la casa nobiliare di Palazzolo e aveva fatto molte donazioni di oggetti sacri all’amico Pistoletti e alla Parrocchia. Morto il Prevosto Pistoletti, ritornati gli Asburgo al potere  e cambiato Arcivescovo, al successore don Felice Pironi venne revocato il privilegio. Solo nel 1967 il Card. Giovanni Colombo ha elevato la Parrocchia di Palazzolo a “Prepositura in loco”, cioè continuando ad appartenere alla Pieve di Desio ma con l’utilizzo da parte dei Preposti Parroci delle insegne proprie dei Preposti Parroci dell’Arcidiocesi di Milano (in quell’epoca i Preposti Parroci della Pieve erano anche i Vicari Foranei del Vescovo; l’attuale suddivisione della Diocesi con Decanati, Zone Pastorali e Vicari Episcopali è successiva). Questo perché il vecchio “Prevosto” don Giovanni Redaelli che aveva acquistato personalmente alcune proprietà per allargare la Chiesa, cedette alle insistenze anche del Card Montini, Papa Paolo VI, e donò alla Parrocchia tali proprietà (che invece lui voleva lasciare alla Parrocchia solo dopo la sua morte); la Curia voleva nominarlo Monsignore  ma lui rifiutò e ottenne la Prepositura per la sua Parrocchia. Infatti,  per i nostri nonni e bisnonni il Redaelli non era mai stato  il semplice Parroco, Curato (in dialetto, ovviamente!) ma il Prevosto fin dal 1921, quando arrivò a Palazzolo (vi rimase per 49 anni) anche se ufficialmente lo fu solo dal 1967: nella credenza popolare il Parroco di Palazzolo  rimase sempre Prevosto anche se dal 1833 era tornata una normale Parrocchia della Pieve di Desio.

Fonte: De Ecclesia Parrochiali S. Martini Loci Pallazzoli, a cura di Giorgio Moia e Marino Mosconi, 1994.

…la nostra comunità parrocchiale si troverà ancora più legata, unita, motivata nei momenti di preghiera e di raccoglimento, essendo a conoscenza di tutte quelle strutture che da sole ci mettono in comunicazione non solo con le persone ormai scomparse che pensato a questi ricordi, ma che renderanno ciascuno di noi  più vicino all’altro che oggi di questa ricchezza di intenti”  – dall’introduzione al Libro del Prevosto don Carlo Redaelli.